Precisiamo che articoli, recensioni, comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione), pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.

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SCOOP!!!
Mgr Guerard de Lauriers e Mgr McKenna
NON ERANO SEDEVACANTISTI

di Lisa Zuccoli

                                                  Vedere anche, della stessa autrice:
                                                     https://youtu.be/LxMTV4iCdCc
                                                      https://youtu.be/GwcyohItDeA
                                                      https://youtu.be/16-_8-Q38pI

       Pubblichiamo l'articolo di Lisa Zuccoli, che ha il pregio di documentare l'enorme confusione e l'immane disastro causato dal Concilio Vaticano II e da certa scomposta opposizione ad esso.
       La deleteria democrazia è entrata in Vaticano con i suoi organi collegiali, mai istituiti da Cristo, con le varie conferenze episcopali... diocesane e parrocchiali, spesso indipendenti e ostili fra di loro e con Roma. Ma ancor più deleteria è la democrazia delle idee che oggi impera nella Chiesa: tutti, fedeli o eretici o miscredenti, si credono in diritto di dire la propria e tutti si credono portatori di verità: veramente tot caput tot sententia!
       E la stessa confusione regna nel campo tradizionalista.
       Prima si poteva dire Roma locuta est, causa finita est, ma oggi Roma è muta, anzi vuole essere muta, per cui la colpa principale di tanta confusione è sua.
       La Zuccoli illustra bene la confusione e le contraddizioni dei suoi attori, ma arriva a delle conclusioni che noi non sempre possiamo condividere: il nostro principale dissenso lo abbiamo evidenziato nelle note.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

Colore di fondo per quanto scritto da
                          Lisa Zuccoli (autrice):
                          Antthony Cekada:
                          Padre Meramo:
                          Clarence Kelly:
                          Redazione Salpan:
       Negli ambienti della Tradizione Cattolica è molto celebre lo studio teologico del Reverendo Anthony Cekada relativo alle consacrazioni di Monsignor Ngô Đình Thục (The Validity of the Thuc Consecrations, Rev. Anthony Cekada, Sacerdotium 3, Spring 1992
 
       Si tratta di un testo del 1992 che sostiene la validità del lignaggio episcopale del Padre francese Don Guerard de Lauriers e dei Padri messicani Adolfo Zamora y Hernández e Moisés Carmona y Rivera.
       Dal momento che (quasi) tutta la genealogia di Vescovi cattolici sedevacantisti che attualmente operano negli Stati Uniti e in Europa deriva da queste tre linee episcopali, la tesi di Cekada è fondamentale per difendere la loro pretesa “cattolicità”.
 
       Il Reverendo Anthony Cekada è un teologo autorevole: ha studiato presso il Collegio del Seminario cattolico di S. Francesco a Milwaukee, laureandosi in teologia nel 1973. Nel 1975 è entrato nel seminario internazionale San Pio X, in Svizzera, ed è stato ordinato sacerdote cattolico romano da Monsignor Marcel Lefebvre.
       Dopo la sua ordinazione, il Padre Cekada ha insegnato ai seminaristi del St. Joseph's House of Studies in Michigan e del St. Thomas Aquinas Seminary in Connecticut. Per 10 anni, dal 1979 al 1989, è stato editore della rivista The Roman Catholic. Nel 1983 insieme ad altri otto sacerdoti, ha lasciato la Fraternità di Monsignor Lefebvre per fondare, alcuni anni dopo, la Società San Pio V, diretta dal Padre Clarence Kelly.
       Nel 1989 il Padre Cekada si è separato anche dalla San Pio V, e da allora ha dedicato la maggior parte del suo tempo alla ricerca e alla scrittura: la sua vasta bibliografia comprende studi sulla validità dei nuovi riti sacramentali e sugli errori del Vaticano II e dei papi post-conciliari, trattati di diritto canonico, rubriche liturgiche, formazione seminaristica, questioni di teologia morale e pastorale, controversie negli ambienti tradizionalisti, eccetera; il suo libro The Problems with the Prayers of the Modern Mass (Tan Books & Pub, June 1991) ha venduto 15.000 copie ed è stato tradotto in francese, italiano, tedesco e olandese.
 
       Se molti cattolici tradizionalisti sono a conoscenza dello studio del Padre Cekada del 1992 relativo alle consacrazioni di Monsignor Thuc, solo in pochi hanno letto integralmente Two Bishops in Every Garage (“Due Vescovi in ogni garage”), un articolo che Cekada aveva pubblicato sullo stesso argomento nel gennaio del 1983, pochi mesi prima di lasciare la Fraternità San Pio X.
       Se consideriamo autorevole lo studio di Cekada nel 1992, allora dobbiamo riconoscere la stessa autorevolezza a quello del 1983, pubblicato nel periodo in cui era editore della rivista The Roman Catholic; il fatto sorprendente è che i due testi, sebbene scritti dallo stesso autore a pochi anni di distanza, sostengono due tesi diametralmente opposte.
       Il testo dell’83 inizia con una breve biografia dell’Arcivescovo vietnamita, di cui facciamo qui una sintesi:
       Mons. Ngô Đình Thục si trovava a Roma per partecipare al Concilio Vaticano II quando a Saigon scoppiò la rivoluzione comunista e suo fratello Ngô Đình Diệm, all’epoca presidente del Vietnam, fu assassinato insieme al resto della famiglia. Dopo il Concilio Thuc voleva ritornare alla sua Sede Arcivescovile di Hue (dove tra l’atro possedeva vaste proprietà agricole e boschive), ma il nuovo governo sud-vietnamita gli rifiutò il permesso.
       Rimasto in Italia, il Vaticano gli concesse il titolo onorifico di Arcivescovo titolare di Bulla Regia (nel 1968), ma più che altro lo trattò come un reietto. Gli tagliarono l’accesso alle concessioni di legname e alle piantagioni di gomma che possedeva in Vietnam, e la sua vita fu quella di un esiliato prossimo al congedo. Da qui in avanti riportiamo il testo di Cekada:
       
 
      [Mons. Ngô Đình Thục] trascorse un po’ di tempo nell'abbazia cistercense di Casamari, vicino a Roma, e infine trovò un impiego da assistente parroco nella cittadina di Arpino, dove diceva messa, ascoltava le confessioni e si occupava di catechesi.
       Poco prima del Natale del 1975, un sacerdote apparve ad Arpino senza essersi fatto annunciare. Mons. Ngô riferisce le sue parole:  
“ - Sua Eccellenza [disse il sacerdote], la Santa Vergine mi ha inviato per condurla immediatamente in Spagna, dove le chiede di compiere un servizio per lei. La mia macchina è pronta alla porta della canonica, se partiamo immediatamente saremo lì a Natale. - Stupito da questo invito, dissi: - Se è un servizio richiesto dalla Santissima Vergine, sono disposto a seguirti fino alla fine del mondo -” (“Autobiographie de Mgr. Pierre Martin Ngo-dinh-Thuc”, Einsicht, French ed., Aug. 1982, p. 85)
 

 

IL FIASCO DI PALMAR

 

       Il viaggio in auto di 3 giorni portò Mons. Thuc a Palmar de Troya, un paese spagnolo a 50 chilometri a sud di Siviglia dove dal 1968 circolavano storie di apparizioni. Tra i primi entusiasti ‘'era un giovane di nome Clemente Domínguez Gómez, che aveva organizzato gruppi di preghiera e fondato una cappella nel piccolo centro.
       Presto Domínguez dichiarò di aver ricevuto le stimmate, non da Dio, ma da Padre Pio. Cominciò a diffondere i “messaggi” che riceveva dalle apparizioni al ritmo di due o tre a settimana. I credenti ricevevano bollettini celesti su ogni cosa, dalla situazione di Paolo VI (un “prigioniero del Vaticano che era stato sostituito da un sosia”) al colore dei calzini che dovevano usare. Clemente Domínguez riceveva persino messaggi che gli dicevano quando radersi la barba.
       Quando Mons. Ngô giunse a Palmar, Clemente Domínguez chiese al prelato di ordinare sacerdote lui e diversi altri laici, e poi di consacrare vescovo lui e alcuni altri. Se Mons. Ngô avesse avuto dei dubbi, essi scomparvero quando Domínguez disse che Paolo VI gli era apparso in “bilocazione” per dare la sua approvazione al progetto.  
       Facciamo una pausa per considerare ciò che il signor Domínguez stava dicendo: la Santissima Vergine e Paolo VI (in “bilocazione”) avevano entrambi chiesto a un vescovo cattolico di ordinare al sacerdozio dei laici (laici che il vescovo aveva appena conosciuto e che non avevano fatto nessuno studio ecclesiastico), e poi di consacrarli vescovi, il tutto nel giro di tre settimane. In una situazione in cui chiunque altro avrebbe riso rifiutando una proposta tanto assurda, Mons. Thuc dimostrò una totale mancanza di buon senso, e accettò.
Nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, il prelato 78enne ordinò cinque laici al sacerdozio: Clemente Domínguez, Manuel Alonso, Louis Moulins, Francis Fox e Paul Fox. L'11 gennaio 1976, Mons. Ngô consacrò vescovi Dominguez e Alonso e ordinò altri tre sacerdoti. Si dice che la cerimonia fu condotta in modo altamente irregolare – per esempio che la consacrazione fu eseguita senza messa, in violazione alle rubriche del Pontificale Romano. 
       “Einsicht”, una rivista tedesca che supporta Mgr. Ngô, ha dichiarato di recente:
       “Mons. Thuc consacrò i primi cinque vescovi (di Palmar) dopo un'attenta valutazione, per assicurare la continuità della Chiesa Cattolica. Già allora, come anche oggi, Mons. Thuc lo ha dichiarato espressamente. La rivista “Einsicht” aveva già accolto vivamente [sic] queste consacrazioni. L'atteggiamento di Mons. Thuc non soltanto non è riprovevole, ma è anche altamente lodevole! In nessun modo può essere rimproverato per le consacrazioni di Palmar.”
(Dr. Kurt Hiller. “The Case ‘Barbara’,” Einsicht, English ed., Aug., 1982, p. 26)
       Alla luce dei fatti, ogni commento sul testo è superfluo.
       Due settimane dopo il 28enne Domínguez consacrò altri tre vescovi. “E questo è solo l'inizio”, si vantò con un giornalista. “Continueremo a ordinare sacerdoti e consacrare vescovi per diffondere il lavoro di Palmar ovunque”.
Fu fedele alla sua parola. Ora ci sono centinaia di “vescovi” di Palmar - Domínguez ha persino consacrato un ragazzo di 16 anni. Dopo la morte di Paolo Vl (il 6 agosto del 1978), Domínguez (che aveva perso la vista in un incidente stradale il 29 maggio 1976) si autodichiarò papa.
       Il 13 gennaio 1976, Mons. Ngô ha rilasciato una dichiarazione a difesa delle sue azioni in cui afferma:  
       “Siamo tornati ai tempi apostolici in cui i primi apostoli si dedicavano a predicare e ordinare senza fare riferimento al primo papa, San Pietro”.
(Citato in “Palmar de Troya. Light of the World.” pamphlet, n.d., p. 3)
       È possibile che si sia dimenticato della miracolosa “bilocazione” di Paolo VI.
       Ma poi Mgr. Ngô ci ripensò. Il 7 settembre 1976 andò a Roma per riappacificarsi con il Vaticano. “L’Osservatore Romano” riporta il risultato dell’udienza:
       “Resosi conto della gravità dei fatti, il prelato ha deplorato e ripudiato ciò che ha fatto e ha cercato di impedire ulteriori abusi. Per questo si è messo umilmente a disposizione dell'autorità ecclesiastica, affrettandosi a domandare al Santo Padre l’assoluzione dalla scomunica subita e a chiedere perdono ‘per il grande scandalo dato ai fedeli e per l'immenso danno causato alla Chiesa nel mettere in pericolo la sua unità’.
       “Poi ha subito scritto a Clemente Domínguez Gómez esortandolo nel nome di Nostro Signore a seguire il suo esempio sul cammino della penitenza per ottenere l'assoluzione, e avvertendolo allo stesso tempo di non procedere a ulteriori ordinazioni, ‘al fine di non lacerare il Corpo Mistico di Cristo’ ”.
(L'Osservatore Romano, English ed. Oct. 7, 1976, p. 5)

 
       

CONNESSIONI “VETERO-CATTOLICHE”
       Comunque il suo ripensamento durò poco. Mons. Ngô si trasferì presto a Tolone, in Francia. Qui nel 1979 elevò all'episcopato (per l'ennesima volta) Jean Laborie, capo di una setta scismatica di Vetero-cattolici, la “Chiesa Latina di Tolosa”. Ordinò anche un altro vetero-cattolico di Marsiglia di nome Garcia, e un ex detenuto di nome Arbinet che in seguito divenne “vescovo” di Palmar.
     
       

 
         [Fino qui il testo di Cekada; ora apriamo una parentesi per completare in modo dettagliato l’elenco delle consacrazioni Vetero-Cattoliche secondo quanto riportato dal Padre Clarence Kelly nel suo articolo: The Mental State of Archbishop Thuc (pubblicato in “The Bulletin”, Oyster Bay, N.Y., January 1994):
       Il 10 luglio del 1976 Monsignor Thuc consacrò Comte de Labat d’Arnoux, che secondo il Padre Barbara era un eretico e un apostata; l’8 febbraio del 1977 consacrò Jean Laborie, capo di una setta Vetero-cattolica e noto omosessuale, che tra l’altro, sempre secondo il Padre Barbara, era stato già consacrato almeno altre tre volte (ma forse addirittura cinque);
       Il 19 marzo del 1977 consacrò Claude Nanta; nello stesso periodo (in data non precisata) consacrò García, un vetero-cattolico di Marsiglia, e anche un ex galeotto di nome Arbinet, che poi entrò nella Chiesa Palmariana;
       Nel 1981 consacrò Roger Kozik e Michel Fernández (che erano stati precedentemente consacrati da un vescovo di Palmar nel 1979, e ordinati sacerdoti tre volte: la prima dal vescovo vetero-cattolico Jean Laborie, la seconda dal vescovo vetero-cattolico André Enos, e la terza da un vescovo di Palmar);
       Il 25 settembre del 1982 consacrò il vetero-cattolico “vescovo-abate” della “Unione delle Piccole Chiese Cattoliche” Christian Datessen (che era stato precedentemente consacrato dal vescovo vetero-cattolico André Enos il 10 settembre del 1981).
       In data non precisata poi consacrò anche gli eretici Pierre Salle, Jean Olivieres de Mamistra, Patrick Broucke de Tralles, Philippe Miguet e Michel Main.
       A proposito di queste consacrazioni di scismatici ed eretici vetero-cattolici di Tolosa e Marsiglia, il Padre Meramo ha commentato: “come se ciò non bastasse, non risulta nemmeno che prima di consacrarli abbia chiesto loro di abiurare”. (P. Basilio Meramo, Hechos que dan mucho que pensar sobre la cordura de Mons. Ngo dinh Thuc, Bogotá, 11 de Marzo de 2018).
       Chiudiamo la parentesi e ritorniamo all’articolo del Padre Cekada ] :
 
       Ma le attività di Mons. Ngo non si limitarono alle consacrazioni e alle ordinazioni di scismatici. Un bollettino francese che lo sostiene afferma che il 15 aprile del 1981, Giovedì Santo, concelebrò la nuova messa con Mons. Barthe, Vescovo di Tolone. L'autore spiega:
       “Disse che era perché quel giorno il Vescovo non poteva celebrare da solo... Ma poi spiegò che fu una falsa concelebrazione perché non aveva ricevuto la comunione, e quando un sacerdote non si comunica non c'è Messa.”
(Rene Rouchette, “Mise au point au sujet du sacre de Mgr. Guérard des Lauriers”, Lettres non-conformistes, no. 28, Apr., 1982, p. 5)
       A parte il fatto che la simulazione di un sacramento è un peccato molto grave, la giustificazione di Mons. Ngo pone anche dei dubbi riguardo alla sua comprensione della teologia sacramentale.
 
       [Apriamo qui una seconda parentesi per aggiungere a questo proposito il commento del Padre Clarence Kelly:
 
       

       “Simulazione di un sacramento
       “Nel 1981 l'Arcivescovo Thuc ha concelebrato la nuova messa con il Vescovo Novus Ordo di Tolone, Francia. Tre settimane dopo, ha consacrato il Padre Guérard des Lauriers. Secondo il Padre Cekada, l’Arcivescovo Thuc si è scusato per aver concelebrato la nuova messa, dicendo, tra le altre cose, che aveva solo fatto finta di dire la messa; quindi ha simulato la celebrazione della messa. La simulazione di un sacramento ‘consiste nel compiere l'azione sacramentale senza l’intenzione di conferire il sacramento, anche se altri pensano che il sacramento venga amministrato’. (Rev. Heribert Jone, O. F. M. Cap., J. C. D., Moral Theology, Westminster, Maryland, The  Newman  Press,  1962,  p. 318)
       “Simulare un sacramento significa fare i gesti senza mettere la propria intenzione. La simulazione invalida il sacramento. È anche un peccato mortale di sacrilegio. È qualcosa di così serio che fingere un sacramento non è consentito nemmeno per salvarsi la vita. Il Reverendo Jone dice:
       “ ‘La simulazione di un sacramento non è mai consentita, nemmeno per salvare la propria vita’. (Ibid.)

 
       

       Simulazione = Invalidità
       “Se l’Arcivescovo Thuc ha simulato di celebrare la Messa, allora la Mmessa è stata invalida. Allo stesso modo, se avesse simulato una consacrazione episcopale, così come secondo il Padre Cekada ha simulato di dire la Messa, questa sarebbe stata una consacrazione invalida. Nessun vescovo sarebbe stato consacrato, anche nel caso in cui lui fosse stato in pieno possesso delle sue facoltà”.
(Clarence Kelly, The Mental State of Archbishop Thuc, Op. cit.)

 
       Chiudiamo la parentesi e ritorniamo all’articolo del Padre Cekada ]:
 
       

       PADRE GUERARD
       A questo punto entra in scena un domenicano francese, il padre M. L. Guérard des Lauriers, OP. Il Padre Guérard ha avuto un ruolo importante nella stesura dell’ “Intervento Ottaviani” e gode di una buona reputazione come teologo e filosofo. È stato anche professore ospite nel seminario dell'Arcivescovo Lefebvre a Ecône, in Svizzera, dove ha tenuto corsi di Mariologia e Novissimi. Il suo ultimo anno accademico è stato il 1976-77.
       Dopo il suo soggiorno a Ecône, il Padre Guérard ha prodotto una serie di studi (sconosciuti in questo paese) su una questione teologica caldamente discussa nei circoli cattolici tradizionali, ossia: se Giovanni Paolo II è un papa legittimo che governa ingiustamente, e al quale quindi si deve resistere, oppure se è un papa illegittimo perché essendo un eretico manifesto non può detenere l’ufficio. Padre Guérard optò per la seconda possibilità – in un certo senso.
       Seguendo la logica avrebbe dovuto elencare le dichiarazioni di Giovanni Paolo II per confrontarle con gli insegnamenti del Magistero e sostenere che sono eretiche, e quindi dimostrare che secondo i canonisti un papa eretico può perdere l’ufficio.
       Invece il Padre Guérard si addentrò in un fitto sottobosco di oscure speculazioni filosofiche e dopo centinaia di pagine ne emerse con la conclusione che Giovanni Paolo II sarebbe papa “materialmente, ma non formalmente”. I limiti di spazio ci impediscono di ricapitolare le argomentazioni e spiegare in dettaglio le conclusioni del suo studio: in sintesi possiamo dire che, secondo lui, Giovanni Paolo II è papa in un certo senso, e che in un altro senso non lo è (1).

 
    (1)  Conclusione assurda, se non di comodo, infatti Giovanni Paolo II o è Papa o non lo è! Tertium non datur.
      Per quanto riguarda la Nuova Messa, il Padre Guérard ritiene che sia invalida; eppure il 7 maggio del 1981, soltanto tre settimane dopo avere pubblicamente concelebrato la Nuova Messa, Mons. Ngô consacrò Vescovo il Padre Guérard nella piccola stanza di una casa di Tolone. Sei sacerdoti francesi, che erano stati ferventi sostenitori delle teorie del Padre Guérard ed erano strettamente coinvolti nella pubblicazione della sua rivista, si dissociarono da lui.


 
       

       “FACILMENTE INFLUENZABILE”
       Le azioni di Mons. Thuc dal 1975 in poi non ispirano molta fiducia, sia riguardo alla sua capacità di giudizio che alla sua prudenza: la questione di Palmar, le promesse fatte al Vaticano e poi non mantenute, le implicazioni con i vetero-cattolici, l’atto di concelebrare la nuova messa (dichiarando poi che si era trattato di una simulazione…), e subito dopo di consacrare qualcuno che crede che la nuova messa sia invalida. Sebbene a tutti sia concesso qualche errore, bisogna tuttavia riconoscere che le azioni di Mons. Thuc sono oggettivamente molto gravi – e per un vescovo con la sua esperienza pastorale e il suo brillante percorso accademico in teologia, filosofia e diritto canonico, sono ingiustificabili.
       Ma esiste una spiegazione “soggettiva”? Un bollettino che supporta Mons. Ngô lo descrive come un “timido asiatico che è stato facilmente influenzato”, e continua:
       “Rendiamoci conto che Mons. Ngô, fisicamente e psicologicamente logorato, cerca solo un po’ di pace e di tranquillità. Va notato che questo prelato ha maturato dei complessi, e che l’età non aiuta le cose.” (Rouchette, op. cit.)
       Ricordiamoci che i suoi fratelli sono stati assassinati, il suo paese è stato conquistato dai comunisti, gli hanno tolto la sua sede episcopale e le sue vaste proprietà finanziarie, è stato ridotto in povertà e trattato come un reietto dal Vaticano. Mons. Lefebvre, che conosceva Mons. Ngô, ha osservato che non si era mai ripreso dalla morte dei fratelli. Tutto questo, combinato con l’età avanzata, forse ci dà una sorta di spiegazione per il suo comportamento; forse, dopo anni di rifiuto, voleva semplicemente essere accettato da qualcuno e terminare i suoi giorni in pace.

 
       

       UNA CASA CON “EINSICHT”
       A un certo punto, in concomitanza con la consacrazione del Padre Guérard, Mons. Ngô si associò a (o cadde sotto l'influenza di) un’altra organizzazione che aveva bisogno del suo ministero episcopale. Si trattava di un gruppo di cattolici di Monaco, in Germania, chiamato “The Circle of Friends of the Ave Maria, Group of Una Voce”, che sponsorizzava alcuni centri di Messa e pubblicava rivista chiamata “Einsicht” (intuizione). Sarà più facile fare riferimento a questa organizzazione con il nome della sua pubblicazione.
       Attraverso le sue pubblicazioni, “Einsicht” promosse in Germania le astruse teorie del Padre Guérard; prese Mons. Ngô sotto le sue ali e presumibilmente gli fornì anche un supporto materiale.

 
      

       UNA CONNESSIONE MESSICANA
       Il 17 ottobre 1981, Mons. Ngô ripetè la cerimonia di consacrazione episcopale, questa volta per due sacerdoti messicani, il Padre Moises Carmona Rivera e il Padre Adolfo Zamora Hernandez. I documenti attualmente disponibili non mostrano la genesi di questo episodio; tuttavia, in una lettera del 16 maggio 1982 indirizzata ad Alvaro Ramirez, il Padre Carmona scrive:
       “L'episcopato mi è stato offerto. Ho dovuto pensarci per decidere, [sic] e se alla fine ho deciso, era solo perché volevo cooperare in qualcosa [sic] per il salvataggio e il trionfo della Chiesa”.
(“A Roman Catholic Bishop Speaks.” The Seraph, vol. ll, no. 7, n.d., inside front cover.)
       Si può solo speculare su come sia stata fatta questa “offerta”. È stato Mons. Ngô o il gruppo dell’ “Einsicht” a “offrire” la consacrazione episcopale ai Padri Carmona e Zamora? C'è stata un’ “offerta” generale fatta a tutti i sacerdoti tradizionali? Esiste da qualche parte una mailing list che fornisce i nomi dei sacerdoti interessati a tali “offerte”? Oppure i Padri Carmona e Zamora hanno semplicemente scritto due righe a Mons. Ngô per chiedergli se era d'accordo e poi si sono diretti a Tolone con due mitre appena comprate?
       Considerati i precedenti di Mons. Thuc, l’ultima spiegazione sembra la più probabile. Il prelato è piuttosto rapido a creare vescovi (vedi il caso di Palmar), e non è particolarmente esigente. Alla luce di ciò, possiamo supporre che qualsiasi prete si presenti alla porta di Mons Ngô potrebbe farsi consacrare senza difficoltà e con poche domande. Nell'era del caffè istantaneo, ora ci sono i “vescovi istantanei”.
       La cerimonia si svolse a Tolone, in Francia, in quella che dalle foto sembra essere la stanza di una casa privata; il Padre Carmona scrisse che gli unici testimoni erano stati “due illustri dottori”, ma non disse se questi “illustri dottori” conoscevano nel dettaglio il complesso Rituale di Consacrazione Episcopale del Pontificale Romano e se potevano testimoniare che Mons. Ngô non avesse alterato sostanzialmente il rito.
       La domanda è inquietante: bisognerebbe accertare quali sono le prove sufficienti, secondo i teologi e i canonisti, per dimostrare la validità delle consacrazioni. In circostanze straordinarie come queste, tuttavia, sembra che l’onere della prova debba ricadere sulle persone direttamente coinvolte.

 
       [Terza parentesi. Sull’attendibilità dei testimoni citiamo ancora il Padre Kelly, facendo prima una premessa: il Padre Cekada scrisse questo articolo alcuni mesi prima di lasciare la Fraternità San Pio X. Poi ci fu la rottura, e lui, insieme al Padre Kelly, al Padre Sanborn e altri cinque, uscirono. Il problema per i sacerdoti fuoriusciti dalla Fraternità San Pio X, tanto quelli del gruppo americano che poi fondò la Società San Pio V, come quelli del gruppo italiano che fondò l’Istituto Mater Boni Consilii, fu quello di ritrovarsi senza un Vescovo: cercarne uno era la questione prioritaria.
       Per questo motivo, quando seppero della consacrazione del Padre Guérard de Lauriers, tre sacerdoti della San Pio V (il Padre Sanborn, il Padre Kelly e il Padre Jenkins) presero un aereo per andare in Germania a intervistare il Dott. Kurt Hiller e il Dott. Eberhard Heller (nessuno dei due “dottore” in medicina…), che erano stati gli unici testimoni delle consacrazioni di Don Guérard de Lauriers e dei Padri Zamora e Carmona. Scrive Clarence Kelly:
 
      “Quando il Padre Sanborn, il Padre Jenkins e io siamo andati in Germania a intervistarli, gli abbiamo chiesto della consacrazione del Padre Guérard des Lauriers. Erano stati testimoni anche delle consacrazioni di Zamora e Carmona. Gli abbiamo fatto alcune domande relative alla materia e alla forma del sacramento (la materia di una consacrazione episcopale è l'imposizione di entrambe le mani da parte del vescovo consacrante; la forma è una formula di sedici parole).
       “Nessuno dei due poteva testimoniare che l’arcivescovo Thuc avesse imposto le mani sulla testa del Padre des Lauriers. A Hiller fu chiesto se Thuc aveva messo una o due mani sulla testa di Guérard des Lauriers. Non lo sapeva. Heller, al contrario, si rifiutò semplicemente di rispondere alle domande. Furioso, protestò che non potevamo pretendere che ricordasse quei dettagli dopo sei anni.
       “Il Padre Sanborn concluse che la validità delle consacrazioni non poteva essere dimostrata nel foro esterno. Disse che la testimonianza di Hiller e Heller era inutile. Disse che se anche avessimo potuto dimostrare la validità, non potevamo avere nulla a che fare con i vescovi Thuchisti perché erano molto ‘sordidi’.” (Clarence Kelly, The Mental State of Archbishop Thuc, Op. cit.)
 
       Sappiamo che in seguito il Padre Sanborn, così come il padre Cekada, cambiò idea. Possiamo supporre che questo cambiamento sia dipeso dal fatto che il Padre Donald Sanborn, il 19 giugno del 2002, fu “consacrato” Vescovo da “Monsignor” Robert McKenna, “consacrato” a sua volta da “Monsignor” Guérard de Lauriers il 22 agosto del 1986? E che da quel momento “Monsignor” Sanborn sia diventato il vescovo di riferimento dei sacerdoti sedevacantisti americani, Cekada incluso? Su queste domande chiudiamo la terza parentesi, e proseguiamo con il testo di Cekada ]:
 
      

       DUE “DICHIARAZIONI”
       Il 19 dicembre 1981, Mons. Ngô ha pubblicato una “Dichiarazione su Palmar”, che recita così (la traduzione è di “Einsicht”):
       “Attesto di avere fatto le ordinazioni di Palmar in completa lucidità. Non ho più rapporti con Palmar dopo che il loro capo si è nominato papa. Disapprovo tutto quello che stanno facendo. La dichiarazione di Paolo VI è stata fatta senza di me; ne ho sentito parlare solo dopo. Comunicato il 19.XIl.1981 a Tolone, in pieno possesso di tutte le mie facoltà”. (In Einsicht, German ed., Mar., 1982, p. 13)
       Questo attestato solleva diverse domande: qual è stata la relazione tra Mons. Ngô e Palmar durante il periodo di due anni che ha preceduto l’autoproclamazione a papa di Dominguez? A quale dichiarazione di Paolo VI si riferisce, e che cosa vi si diceva? Perché era necessario che Mons. Ngô assicurasse i fedeli di trovarsi in “pieno possesso di tutte le sue facoltà”?  
       Il 25 febbraio 1982, appare un'altra “Dichiarazione” firmata da Mons. Ngô in cui si dichiara “che la Sede di Roma è [sic] vacante”. Il latino utilizzato è estremamente rozzo; un amico specializzato in lingue classiche ha dichiarato che le frasi sembrano esercizi di grammatica latina del primo anno, e che il testo che precede la conclusione non ha molto senso… È difficile credere che il documento sia stato redatto da qualcuno che ha conseguito un dottorato romano in diritto canonico.
       “Einsicht” informa i suoi lettori di essere in possesso della copia autografa della “Dichiarazione”. Il fatto che un laico - non istruito in teologia, logica e grammatica latina - abbia redatto questa “Dichiarazione” per farla poi firmare al Vescovo vietnamita, è abbastanza deplorevole; ma è ancora più inquietante pensare che a scriverla sia stato proprio Mons. Ngô.
       Comunque sia, il 21 marzo 1982, Mons. Ngô ha letto pubblicamente questa “Dichiarazione” durante una Messa Pontificale a Monaco. Il numero di “Einsich” con le foto di Mons. Ngô che legge questo documento, contiene anche la sua autobiografia, nella quale l’Arcivescovo si riferisce a Paolo Vl come “le St-Pere” - il Santo Padre; una scelta di parole sorprendente, se si considera l’orientamento della sua “Dichiarazione”. 

 

 

       

A SUD DEL CONFINE
       Intanto i due sacerdoti messicani consacrati da Mons. Ngô ritornarono a casa, uno a Città del Messico e l'altro ad Acapulco.
       Come c’era da aspettarsi non si perse tempo nel fare altri “vescovi cattolici tradizionali” per il Messico. Il 18 giugno 1982, il Padre Carmona eseguì il rito della consacrazione episcopale per i padri Benigno Bravo Valdez e Jose de Jesus Roberto Martinez y Gutierrez.
       Entrambi gli uomini firmarono dei documenti in cui accettavano Mons. Ngô come loro “legittimo superiore”, gli promettevano “obbedienza e fedeltà” e si impegnavano a non eseguire alcuna “consacrazione o ordinazione” senza il suo permesso. Quindi il clero messicano sembra aver collocato Mons. Ngô in una categoria “quasi papale” - senza la noia di dover raccogliere statistiche su cattolici e buddisti. 
       Un sacerdote tradizionale con decenni di esperienza missionaria ha incontrato uno di questi sacerdoti messicani. In una lettera a un sacerdote che li appoggia, ha recentemente affermato:
       “Ho parlato con uno dei presunti vescovi messicani e sono rimasto colpito dalla sua ignoranza e dal suo comportamento; più che un vescovo sembrava il pastore di una fattoria. La tua tesi per cui anche gli Apostoli erano persone prive di cultura non vale; loro hanno trascorso tre anni nella scuola di Nostro Signore.”
       Il primo aprile 1982, il Padre Carmona ha firmato un documento latino di 85 parole in cui attesta di aver eseguito il Rito di consacrazione episcopale per il Padre George Musey. Un amico con un dottorato in lingue classiche afferma che il testo contiene almeno una dozzina di errori grammaticali. (Il Padre Musey è definito di “nationalitate norte-americana”.) Nella sua autobiografia il Padre Carmona dichiara di avere insegnato latino in un seminario messicano.
       È stato attraverso le azioni dei Padri Carmona e Zamora che le conseguenze dell’opera di Mons. Ngo si sono fatte sentire negli Stati Uniti. [fine citazione]

 
       Interrompiamo qui la trascrizione dell’articolo del Padre Cekada, che da questo punto in avanti si concentra in maniera dettagliata su tre personaggi della linea thuchista americana, “Mons.” Musey, il “Padre” DeKazel e “Mons. Vezelis”, e ci limitiamo a una sintesi: Cekada dice che George Musey era un prete “in congedo” dal 1968, e che prima della sua “consacrazione episcopale” (avvenuta nel 1982) si vestiva da laico e gestiva un ristorante a Dickinson, in Texas.
       E ancora: James DeKazel era un uomo regolarmente sposato che si era associato a “Mons.” Musey dopo essere stato “ordinato” sacerdote da un certo “Padre Joseph Maria”, uno scismatico Vetero-cattolico del Montana che durante il pontificato di Giovanni Paolo II continuava a celebrare la messa in unione con Paolo VI, sostenendo che era ancora vivo e tenuto prigioniero in Vaticano. Su questo punto il Padre Cekada ha commentato:
 
     
       “In altre parole, la Sede di Pietro non è vacante perché la prigione Vaticana è ancora occupata; indubbiamente una soluzione originale per una delicata questione teologica”.
 
        

Infine, sempre secondo la ricerca di Cekada, Louis Vezelis era stato un sacerdote francescano cappellano dell’esercito in Corea per 18 anni, e nel 1978 era stato espulso dall’ordine. Anche lui, come George Musey, sarebbe stato “consacrato” vescovo nel 1982.

 Scrive Cekada:

 
     “Il Padre Vezelis ha dichiarato che Mons. Ngô gli avrebbe chiesto di accettare la consacrazione episcopale. Di nuovo, sorgono alcune domande interessanti: Mons. Ngô aveva mai incontrato il Padre Vezelis? Da quanto tempo Mons. Ngô lo conosceva? Come ha fatto l’offerta Mons. Ngô? Di persona o per posta? Quando è stata fatta questa offerta, ossia, quanto tempo dopo la conversione pubblica del Padre Vezelis a quella che si dice sia la posizione teologica di Mons. Ngô? Mons. Ngô ha condotto un'indagine prudente prima di fare l’offerta, oppure ha proceduto come aveva fatto con Palmar e con i Vetero-Cattolici?” [fine citazione].  
 
         Possiamo aggiungere che le stesse domande si possono ugualmente applicare alle ormai centinaia di “vescovi” del lignaggio di Mons. Ngô Đình Thục; e se è vero che, come dice il Vangelo, “dai loro frutti li riconoscerete” (Matteo 7; 16-20), dobbiamo riconoscere che nel caso del Vescovo vietnamita la pianta era già marcia alla radice.  
      I difensori delle consacrazioni sedevacantiste sostengono che Mons. Thuc, all’epoca in cui consacrò Guérard de Lauriers, Zamora e Carmona sosteneva che la Sede era vacante ed era in pieno possesso delle sue facoltà, e che a prescindere dai comportamenti “bizzarri” del prelato vietnamita, questi due dati sono sufficienti per garantire la validità e la liceità dei consacrati.(2)
 
       (2) Capito? Semplice! Se la Sede è vacante, non occorre più l'autorizzazione pontificia. Come procedere? Dichiariamo che la Sede è vacante e tutto diventa lecito. Ma il problema è: la Sede è vacante? perché, se non lo è, non basta una semplice "dichiarazione" per mettere in pace la propria coscienza.
       Mons. Lefebvre non ricorse a questo mezzuccio, ma alla legge della Chiesa, alla legge della salus animarum, ricorse legittimamente al caso di estrema necessità: il permesso non glielo poteva dare la Roma vaticanosecondista nemica della Tradizione.
      Anche ammesso che le due premesse siano sufficienti, siamo certi che corrispondano al vero? Siamo certi che Mons. Thuc fosse sedevacantista? Siamo certi che fosse in possesso delle sue facoltà? Ma soprattutto dobbiamo chiederci: Cui prodest? A chi interessa sostenere questo, e perché?
      Riportiamo a questo proposito alcune riflessioni del Padre Meramo:
 
       “Le dichiarazioni contradditorie [di Mons. Thuc]:
 
  1. Si pente dopo i fatti di Palmar de Troya e chiede perdono al “papa” che secondo la bilocazione era un sosia. Ora è lecito chiedersi: cosa c’era di vero nella supposta apparizione della Madonna e nella bilocazione del “vero Paolo VI” venuto ad approvare le consacrazioni?
  2. Dopo di ciò, tornando alle vecchie abitudini ricomincia a consacrare, e dopo aver chiesto perdono allo stesso papa che nel 1976 considerava un sosia, il 25 febbraio del 1982 dichiara che la sede è vacante e che la nuova messa non è valida; cosa resta quindi del perdono chiesto a Roma e al Papa?
  3. L’11 luglio del 1984, a Carthage, ritratta la dichiarazione del 1982, dichiara il suo pentimento e poco prima di morire chiede di nuovo perdono a Roma, riconoscendo Giovanni Paolo II come papa vero e legittimo e accettando il Concilio Vaticano II e la nuova messa.
 
     

      “Il padre Sanborn dichiarò che il vescovo Ngo Dinh Thuc era “strano”, e che per questo c’erano tre spiegazioni possibili: due di queste erano la follia e la senilità, la terza la credulità. Fu Sanborn stesso a sollevare la questione, quando disse ai sacerdoti della Società San Pio V che un sacerdote vietnamita gli aveva detto “che Monsignor Thuc alternava momenti di lucidità ad altri di totale assenza”. Non solo affermò che le sue consacrazioni erano dubbie, ma anche che la loro validità non poteva essere dimostrata; e anche nel caso che si fosse dimostrata, disse che “loro non potevano avere nulla a che fare con i vescovi Thuchisti perché erano molto sordidi”. […]
      “Il dubbio (positivo) sorge in sé e per sé, considerando i fatti, senza bisogno di certificati medici e testimoni. Perché la testimonianza più attendibile sono i fatti in sé, e non quello che le persone, più o meno competenti in materia, possono dire in proposito (considerando tra l’altro che alcuni dei testimoni erano suoi complici).
      “In conclusione Mons. Thuc non è affidabile in nessuno dei due casi, né se era insano di mente, e nemmeno se era lucido e consapevole; con l’aggravante irrefutabile, nel secondo caso, di essere capace di realizzare cerimonie sacramentali invalide lucidamente e in piena coscienza.
      “È un dato di fatto che il Padre Barbara, il Padre Sanborn e il Padre Cekada (giusto per nominare solo alcuni di quelli che in seguito, per interesse, hanno cambiato idea...) avevano inizialmente messo in dubbio lo stato mentale di Mons. Thuc; e se hanno cambiato opinione è stato perché era “necessario rompere il monopolio dei vescovi di Lefebvristi”, come ha affermato lo stesso padre Barbara.
      “Per giustificare la sua nuova posizione nei confronti della linea Thuc, il Padre Sanborn, da bravo liberale, ha dichiarato: “Questa necessità è così grande che ogni male circostanziale può essere tollerato in ordine al fine”. Questo significa ammettere che il fine giustifica i mezzi anche se sono cattivi, infatti Sanborn conclude dicendo: “Il punto principale è che a prescindere da quello che si deve tollerare, qualunque associazione con Mons. Thuc, tanto prossima che remota, è giustificabile per la corrispondente ragione di dover sopravvivere”; bell’esempio di tradizionalista antimodernista!” (P. Basilio Meramo, Hechos que dan mucho que pensar sobre la cordura de Mons. Ngô Đình Thục, Bogotá, 11 de Marzo de 2018).

 
     

      Nonostante questi scandali siano stati abilmente censurati, buona parte delle informazioni è trapelata, e gli stessi sedevacantisti “Thuchisti” sono costretti ad ammettere che Mons. Thuc non era affidabile; di fatto oggi, la credibilità di questa linea episcopale non si fonda sull’autorità del suo balordo capostipite ma su quella del Padre Guérard de Lauriers. È lui che di fatto ha riabilitato tutto il disastro che Mons. Thuc aveva provocato in materia sacramentale.
      Secondo i sedevacantisti “guerardiani”, infatti, la popolarità e il prestigio del Padre Guérard de Lauriers sono sufficienti per avallare la sua consacrazione: essi sostengono che a prescindere dalla incompetenza dei due testimoni tedeschi e dello stesso vescovo consacrante, la testimonianza che vale è quella dello stesso de Lauriers.
      Non solo: i “guerardiani” addirittura sostengono che Guérard de Lauriers è il solo vescovo che ha preservato la fede cattolica e la purezza della Messa, e si permettono di cancellare con un colpo di spugna tutta l’opera di Monsignor Lefebvre. Bella riconoscenza, visto che loro si sono tutti formati nei Seminari della Fraternità; se non lo avessero fatto, oggi non saprebbero nemmeno da che parte cominciare per celebrare una messa in latino.
      Resta il fatto che oggi in Europa, e soprattutto in Francia, negli ambienti della tradizione cattolica esiste una crescente tendenza a diffamare Monsignor Lefebvre, accusato di essere rimasto (almeno ufficialmente) in unione con i papi conciliari, e di aver fatto delle consacrazioni scismatiche.
      Secondo i suoi accusatori, Monsignor Lefebvre avrebbe dovuto dichiarare la Sede Vacante prima di consacrare i quattro Vescovi, e non facendolo si è macchiato di scisma: essi sostengono inoltre che, a differenza di Monsignor Lefebvre, Guérard de Lauriers era sedevacantista, e che pertanto le sue consacrazioni sono le uniche a non essere scismastiche.(3)

 
       (3) Quanto alla "dichiarazione" di Sede vacante abbiamo obbiettato già nella nota 2. Qanto all'essere sedevacantista di Mons. Guérard de Lauriers, diciamo che doveva essere sincero sedevacantista Mons. Thuc, prima ancora del de Lauriers. Infatti se è scismatico Thuc, sono scismatici anche i suoi ordinati.
E quando l'inaffidabile Mons Thuc avrebbe fatto la dichiarazione di Sede vacante? E se l'ha fatto, come può la persona seria di Padre Guérard de Lauriers fidarsi di un inaffidabile?!

      Bene. Ora noi siamo entrati in possesso di alcuni documenti che ribaltano completamente l’argomento.
      In una conversazione telefonica registrata il 10 luglio del 2014, Jean-Baptiste André ha intervistato François Catteau, un tempo autista di Mgr Guérard des Lauriers, ottenendo delle rivelazioni sconvolgenti. Qui facciamo soltanto una sintesi, e rimandiamo al video con l’intervista integrale: https://youtu.be/16-_8-Q38pI
      Durante l’intervista François Catteau ha testimoniato che Guerard de Lauriers, sia prima che dopo la sua consacrazione, credeva alla sopravvivenza di Paolo VI e lo citava nel canone della Messa, e che Mgr. McKenna faceva lo stesso. Oltre all’intervista, Jean-Baptiste André ha anche pubblicato una lettera autografa di “Mgr” Guérard:
      Trascriviamo e traduciamo il testo della lettera (l’originale è scannerizzata nel video dell’intervista):
      14.05.1982 Etielles
      Ce que je pense?
      Ma pensée est fluctuante.  Cependant, je penche pour la vérité de la thèse. Et je pris pour Paul VI comme s’il était vivant. La mention faite de Paul VI page 14, le 8 sept. 1975, ne m’offusque donc pas. Montini a fait beaucoup (extrêmement) de mal jusqu’en 1970.  Ensuite le sosie, auquel je crois, l’a des plus en plus remplacé. Paul VI a pu alors se repentir.
      DONC: je ne suis pas un convaincu de la thèse,
      Je respecte et meme je soutiens ceux qui la croyent vraie.

      14.05.1982  Etielles
      Cosa penso?
      Il mio pensiero oscilla. Tuttavia, propendo per la verità della tesi. E prego per Paolo VI come se fosse vivo. La menzione fatta di Paolo VI a pagina 14, l’8 sett. 1975, dunque non mi irrita.  Montini ha fatto molto (estremamente) male fino al 1970. In seguito, il sosia (al quale credo) l’ha sempre più sostituito. Paolo VI ha potuto allora pentirsi.
      DUNQUE: io non sono un convinto della tesi, ma rispetto e persino sostengo coloro che la credono vera.
      (Facciamo notare che la calligrafia è la stessa della lettera in cui Guérard de Lauriers ritratta la tesi di Cassiciacum. La lettera fu pubblicata da Louis Hubert Remy nel Natale del 2019, e suscitò parecchio scalpore: l’Istituto Mater Boni Consilii dichiarò che si trattava di un falso, ma ora questo secondo documento viene a confermare l’autenticità del primo. La lettera originale è pubblicata nel video: https://youtu.be/iBTGLbEBkb4 )
      In conclusione: dai documenti pubblicati si deduce che AL MOMENTO DELLA SUA CONSACRAZIONE GUERARD DE LAURIERS NON ERA SEDEVACANTISTA, in quanto diceva la Messa in unione con Paolo VI. INOLTRE ANCHE ROBERT MCKENNA, DA LUI CONSACRATO, CREDEVA ALLA SOPRAVVIVENZA DI PAOLO VI E LO CITAVA NELLA MESSA.

 
      Di conseguenza le Consacrazioni Sedevacantiste della linea episcopale di Guérard De Lauriers sono scismatiche nella stessa misura in cui lo sono quelle di Monsignor Lefebvre: l’unica differenza fu che Lefebvre consacrò senza il permesso di Giovanni Paolo II, mentre Guerard de Lauriers e McKenna consacrarono senza il permesso di Paolo VI - che ritenevano legittimo Papa.(4)
 
       (4) Come abbiamo dimostrato prima, nelle precedenti note, le consacrazioni episcopali di Mons. Lefebvre non sono scismatiche come quelle sedevacantiste della linea episcopale di Mons. Guérard De Lauriers: c'è una bella differenza fra le due, che non riguarda soltanto il nome del Papa al momento delle consacrazioni: la differenza sostanziale è che Mons. Lefebvre non credeva alla Sede vacante, tanto che aveva chiesto al Vaticano l'autorizzazione alla consacrazione di altri vescovi, solo che i furbi del Vaticano credettero di poterlo prendere in giro autorizzandolo alla consacrazione di qualche vaticanosecondista, al che Mons. Lefebvre si vide costretto ad agire in proprio, per non soccombere alla Roma modernista.
      (… A meno che Paolo VI abbia dato loro il permesso in bilocazione, come aveva fatto con Clemente Dominguez; ma forse, anche nel caso di Guérard de Lauriers, era stata la Santissima Vergine a comandare le consacrazioni, magari attraverso un messaggio di Conchita Gonzalez, la –falsa– veggente di Garabandal che Guerard de Lauriers conosceva personalmente…)
      Vediamo dunque come si sfumano i contorni, e come le consacrazioni di Monsignor Thuc avessero tutte molti punti in comune: quando Guérard de Lauriers si fece consacrare, credeva nella sopravvivenza di Paolo VI, esattamente come Clemente Dominguez. E come il “Padre Joseph Maria”, lo scismatico Vetero-cattolico del Montana che aveva “ordinato” il Padre De Kazel…
      Pertanto l’ironico commento che il Reverendo Cekada ha fatto sul Padre Joseph Maria, si può applicare ugualmente a Don Guérard de Lauriers: 
 
     “In altre parole, la Sede di Pietro non è vacante perché la prigione Vaticana è ancora occupata; indubbiamente una soluzione originale per una delicata questione teologica”.
 
     Tutto questo è grottesco e rasenta il ridicolo, esattamente come la storia del Palmar de Troya. Perché anche ammesso che Paolo VI avesse un sosia, da questo inferire che il “vero” papa sia vivo e che si sia convertito è pura fantasia!
 Nell’intervista il signor Catteau dichiara che “Mgr” McKenna ha continuato a dire la messa in unione con Paolo VI almeno fino al 2007-2008: considerando che Montini è nato nel 1897, all’epoca doveva già avere 111 anni! Se accusano Monsignor Thuc di mancanza di discernimento, non si può dire che i suoi consacrati ne avessero molto di più…
      Il Padre Sanborn si metterà le mani tra i capelli. Ma come? Lui che attacca pubblicamente Monsignor Williamson perché dice che è un Vescovo scismatico, adesso risulta che si è fatto consacrare da Robert McKenna, che era un Vescovo altrettanto scismatico!
      (Ma davvero Sanborn non lo sapeva?... Se McKenna lo confidò a un semplice autista, non lo avrebbe a maggior ragione confidato al sacerdote a cui stava trasmettendo la successione apostolica?...)
      Ora che tutte le accuse di scisma sono state ribaltate sugli accusatori, vediamo chiaramente come l’attacco contro Monsignor Lefebvre è ingiusto e assurdo. Con le sue consacrazioni non ci fu nessuno scisma: quando nel 1988 l’Arcivescovo consacrò i quattro Vescovi, era Roma che si trovava nello scisma!
      La Gerarchia romana aveva fatto apostasia, e quella di Monsignor Lefebvre fu un’operazione di sopravvivenza. La vera fede e la vera liturgia si conservarono nella Fraternità da lui fondata, e a questo punto l’unico scisma fu quello perpetrato dai sedevacantisti dogmatici che si ribellarono alla sua autorità episcopale e a quella di Monsignor de Castro Mayer, spaccando in due la Fraternità.
      Camuffato da pretesti teologici c’è stato un piano di distruzione della San Pio X, che in quel momento rappresentava L’UNICO RESTO DELLA CHIESA CATTOLICA. Perché quelli teologici sono stati dei pretesti: esattamente come quelli di Lutero quando denunciò il Papa per la vendita delle indulgenze. Dietro questi pretesti, ancora oggi come al tempo di Lutero, c’era un piano diabolico per distruggere la Chiesa.
      DEVE ESSERE CHIARO CHE OGGI LA CHIESA CATTOLICA SUSSISTE SOLTANTO NEL PICCOLO RESTO PRESERVATO DA MONSIGNOR MARCEL LEFEBVRE, E CHE PERTANTO CHI ATTACCA L’ARCIVESCOVO E I SUOI VESCOVI, CHE NE SIA CONSAPEVOLE O MENO, STA ATTACCANDO TOUT COURT LA CHIESA CATTOLICA.(5)
 
       (5) Non condividiamo affato queste conclusioni della Zuccoli: la Fraternità S. Pio X non è l'unico resto della Chiesa Cattolica e la Chiesa non sussiste soltanto nella Fraternità S. Pio X. La Fraternità è (ma soprattutto era) soltanto un ottimo raggruppamento militante di Ordinati e di fedeli al servizio della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana. Tale raggruppamento non gode di nessuna esclusiva: grazie a Dio, sono tanti i consacrati e i fedeli, oltre alla Fraternità, che quotidianamente combattono e soffrono per il trionfo della Santa Chiesa.
       Ma i Vescovi di Monsignor Lefebvre sono tutti “una cum”, gridano i sedevacantisti “Guerardiani”! E allora? A parte il fatto che anche Guérard de Lauriers era “una cum”… Ma ribadiamo: e allora?
   
      Come dimostra in maniera brillante il Padre Meramo nel suo libro Consideración Teológica sobre la Sede Vacante, la tesi della Sede Vacante, così come la espone San Roberto Bellarmino, è una verità teologica MA NON È UN DOGMA. Questo significa che i Vescovi di Monsignor Lefebvre, a prescindere dall’opinione teologica che sostengono, NON STANNO ANDANDO CONTRO LA DOTTRINA E PERTANTO NON SONO NÉ ERETICI NÉ SCISMATICI.
      E siccome gli stessi sedevacantisti dichiarano che oggi non c’è un papa, non esiste una autorità che possa “anatemizzare” gli eventuali errori teologici di questi Vescovi. Sanborn non ha questa autorità, non ce l’ha Cekada e non ce l’ha nemmeno Ricossa: ogni condanna da parte loro è un abuso.
      Ritorniamo a quello che scrive Cekada nel suo articolo in relazione ai “vescovi” Musey e Vezelis:
 
     Facciamo un breve riassunto delle pretese di questa nuova “gerarchia”: (1) I suoi membri sono “autorità ecclesiastiche”. (2) Di conseguenza, chi non è d’accordo con loro è un “eretico”. (3) Detengono una “autorità divina”. (4) Soltanto loro “rappresentano la Chiesa Cattolica”.
      Con tali affermazioni, questi uomini si sono posti come “gerarchia” di quella che può essere definita soltanto come una nuova religione con il suo proprio “magistero”; di fatto essi insegnano che i cattolici tradizionalisti che non accettano la loro autoproclamata autorità si ritrovano “fuori dalla Chiesa Cattolica”, facendo intendere che tali cattolici tradizionalisti mettono in pericolo la loro salvezza. “Al di fuori dei ‘vescovi tradizionalisti cattolici’ non c'è salvezza”, o per coniare un aforisma latino, “Extra Vezelis, nulla salus”.
      Dopo aver letto le pretese avanzate da questi uomini, è divertente vedere che il Seraph parla dei membri della Fraternità San Pio X come “scandalosi violatori dell'unità e della libertà della Chiesa, vale a dire la setta scismatica di Lefebvre”, e continua dicendo che “L'affronto più disastroso alla verità e all'unità cattolica è costituito da questa organizzazione pretenziosa che isola i suoi membri da ogni contatto con i sacerdoti e i vescovi legittimi della Chiesa Cattolica Romana.” [fine della citazione]
 
       È curioso: il resoconto del Padre Cekada sui “Vescovi” Musey e Vezelis si adatta in maniera perfetta anche ai vescovi e sacerdoti sedevacantisti con i quali lui stesso oggi collabora!
      Don Ricossa, che obbliga i suoi seminaristi a sottoscrivere la Tesi di Cassiciacum come condizione per essere ordinati, E CHE NON HA L’AUTORITÀ PER FARLO.
      I sacerdoti dell’Istituto Mater Boni Consilii, che proibiscono ai loro fedeli di ricevere i sacramenti dai sacerdoti della San Pio X, E CHE NON HANNO L’AUTORITÀ PER FARLO.
      Il Padre Guepin, che in una lettera aperta a tutti i fedeli ha dichiarato che non è lecito ricevere i sacramenti dai Vescovi di Monsignor Lefebvre, E CHE NON HA L’AUTORITÀ PER DICHIARARLO.
      Che differenza c’è con Vezelis e Musey? Che differenza con la “Chiesa Palmariana”? Certo, Clemente Dominguez si è autoproclamato Papa, e loro no; ma si comportano come se lo fossero.
      Nel maggio del 2019, a Ferrara, in una predica che poi è stata registrata e pubblicata su YouTube, don Ricossa ha proibito ai fedeli di assistere a una conferenza che Monsignor Williamson avrebbe tenuto a Reggio Emilia: nel momento in cui si permette di “scomunicare” un Vescovo cattolico, questo sacerdote si sta avvalendo di una giurisdizione che appartiene solo al Papa.
      Con questo non vogliamo dire che pregare per il Papa sia bene. (6)
      
 
       (6) Anche se subito dopo la Zuccoli chiarisce il suo pensiero, diciamo che questa espressione, detta in questi termini, non l'accettiamo, anzi diciamo che pregare per il Papa è un dovere sacrosanto: oggi come oggi bisogna pregare tanto perché si converta e dia buon esempio, invece che scandalo; consideriamo inoltre lecito pregare affinché, se resiste alla grazia e non vuol cambiare, Dio ce lo tolga di mezzo e lo sostituisca con un altro che sia degno e all'altezza della Sede apostolica.
       Come ha scritto il Padre Ramiro Ribas:
      “C’è stato un tempo, non lontano, e si può leggere nei messali dell’epoca, che dopo avere nominato il Papa, nella Santa Messa, si nominava anche il Re cattolico che regnava in Spagna, e in tempi più recenti il duce Francisco Franco. Si nominavano perché erano cattolici. Oggi, anche se il trono di Spagna è occupato, io non potrei nominare l’attuale Re, perché al pari di Francesco è un nemico della Chiesa.
      “Bisogna anche ricordare che le diverse orazioni che la Liturgia contiene per il Papa, per il Re e per i governanti, sono fatte per pregare per Papi, Re e governanti cattolici, ma non perché chiediamo a Dio che dia salute e protegga Bergoglio, e che lo guardi dai suoi nemici, che in questo caso saremmo noi, i tradizionalisti. O per chiedere che aiuti un Re massone.
      “Fare oggi queste orazioni è ancora peggio che se nella vita di Lutero la Chiesa avesse pregato per lui, perché Dio lo aiutasse, gli desse salute, lo proteggesse liberandolo dai nemici, che in quel tempo erano i Papi Leone X, Clemente VII, Paolo III... l’imperatore Carlo V, Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa di Gesù... e tutta la vera Chiesa Cattolica. Pregare in questo modo implica grave colpa, e bestemmia”. (Padre Ramiro Martin Ribas, Se l’esistenza dell’inferno è una verità infallibile, anche che tu ci vada è infallibile, a meno che..., http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2015/11).
      Il Vangelo comanda di non pregare per “chi commette il peccato che conduce alla morte” (1 Giovanni, 5; 14-16), e sappiamo che quel peccato è l’apostasia, in concordanza con Matteo 12; 31-32:
      “Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro”.
      L’errore però è quello di applicare questo passaggio ai Vescovi e ai sacerdoti che dicono la messa “una cum”: si tratta di un errore, perché la Tesi della Sede Vacante, sebbene vera teologicamente (7), non è un dogma.
       (7) Non si vede affatto come tale tesi sia teologicamente vera: tale veridicità nessuno mai l'ha dimostrata, e non si vede come lo potrebbe. È una tesi che non sta in piedi e la si basa su quella del papa materialiter e formaliter.
        Filosoficamente non può esistere un papa solo materialiter, infatti la materia in sé (secondo Aristotile) non è conoscibile ed assume l'entità della forma che la "copre" né può esistere un Papa solo formaliter, infatti la forma se non "copre" una materia non produce alcuna entità. Detto in maniera semplice, il Papa o è Papa o non lo è affatto.
        Il Papa materialiter e quello formaliter sono una invenzione di comodo, e giammai una tesi sostenibile come vera!
        Oltretutto è un fatto che Aristotile le categorie di materia e forma non le ha applicate ai Re, ai generali, ai governati..., ma soltanto agli enti, all'ente uomo, all'ente cane, all'ente cavallo, all'ente oro...: per lui, le cariche, le funzioni di re, di governante... non sono enti: esiste l'ente uomo che fa il re, il generale, il soldato...
        Inoltre tali enti sono irrinunciabili: l'uomo non può rinunciare al suo essere uomo, e così il cane, il cavallo, l'oro...
        Per noi cattolici il discorso non cambia e va applicato correttamente. È applicabile nel caso del Battesimo, dove si crea una nuova entità irrinunciabile (quella di cristiano, e cristiano in eterno); è applicabile nell'Ordine, dove si crea una nuova entità irrinunciabile (quella di Sacerdote, di Vescovo, e Sacerdote e Vescovo in eterno); è applicabile nel Matrimonio, dove si crea la nuova entità irrinunciabile di due che diventano e sono un uno (finché morte non li separi).... Ma non è affatto applicabile al Papato che è un incarico temporaneo e rinunciabile: un Vescovo incaricato della funzione di Papa, infatti dopo morte (o se si dimette, se rinuncia) cessa di essere Papa, ma rimane Vescovo.
       Non ha quindi senso parlare di papa formaliter, e tantomeno di papa materialiter.
        I Vescovi e i sacerdoti della San Pio X non hanno fatto apostasia, o almeno non ancora: che esista un pericoloso “slittamento” verso Roma è un fatto, ma proprio per questo dobbiamo pregare per loro, come cattolici abbiamo l’obbligo di farlo.
 
             Durante tutta la storia della Chiesa i fedeli hanno pregato per la loro Gerarchia, E DEVE ESSERE CHIARO CHE OGGI LA GERARCHIA NON È PIÙ QUELLA DI ROMA(8);
 
               (8) Asserzione gravissima e insostenibile! Asserzione che pone il suo assertore fuori della Chiesa! La Fraternità S. Pio X non è la Chiesa, ma appartiene alla Chiesa, all'unica vera Chiesa, alla Chiesa di Roma, nonostante gli attuali romani imperanti.
        Si arriva a questa e simili assurdità perché non si riesce a concepire e tantomeno ad accettare che può esistere un Papa pessimo, amorale, immorale, cattivo, diabolico [Nostro Signore arrivò a chiamare Satana il suo Pietro]... eretico [se noi stessi o un angelo del Cielo venisse ad annunziarvi [un Vangelo] diverso da quello che vi abbiamo annunziato noi, sia egli anàtema. Gal 1, 8], ignorante, comunista..., ma Papa: un Papa che va seguito e ubbidito quando parla da Pietro in linea con Cristo, e che va allontanato [va' retro, Satana!] e disubbidito quando non parla da Pietro e non è in linea con Cristo.
        Nessuno si scandalizzi: vero è che il Bellarmino nega che il Papa possa essere eretico, ma la sua è una negazione di principio perché è assurdo pensare che chi deve difendere e custodire la Fede, possa esprimersi contro di essa e dire eresie: è impensabile, è una contraddizione in facto, così almeno ci suggerisce la dirittura morale, ma non dimentichiamo che il peccato realizza ciÒ che la dirittura morale ci pone come assurdo e impossibile.
        È assurdo ed impossibile sapere che Dio è Amore infinito, e offenderLo; che è Potenza infinita, e lottare contro di Lui; che è Giustizia infinita (con condanna infinita), e peccare... Eppure il credente spesso offende Dio, spesso si pone contro Dio, spesso pecca (nonostante la reale minaccia e certezza dell'inferno).
        Similmente è da dire per il Papa: è impossibile che il Papa sia eretico, e tuttavia può esserlo, e la storia passata e recente conferma questa triste realtà.
        Altra obiezione è quella secondo la quale l'eretico decade dalla carica ecclesiastica che ricopre, ma tale affermazione non vale assolutamente per il Papa, perché altrimenti dovrebbe essere soggetto a un possibile giudizio (che lo accusi e ne dichiari l'eresia), e prima sedes non judicetur!
      La Gerarchia per la quale siamo obbligati a pregare è quella che ha mantenuto intatta la fede cattolica e la liturgia, e che attraverso le consacrazioni episcopali del 1988 ha conservato la successione apostolica: i Vescovi di Monsignor Lefebvre rappresentano la nostra Gerarchia e NON NE ABBIAMO UN’ALTRA, né nei vescovi romani né tantomeno in quelli Thuchisti.
       Quello che sta accadendo oggi, non ha precedenti nella Storia ecclesiastica: ormai da sessant’anni i nostri Vescovi e i nostri sacerdoti non hanno più un Papa, e non hanno più nemmeno una giurisdizione.
       La fondazione della Chiesa è gerarchica, e che possa sostenersi senza un Papa è una contraddizione intrinseca: è qualcosa che va contro la natura, come una madre che è costretta ad allevare i figli senza un padre, o una pianta rampicante che deve crescere senza un sostegno.
       Ma la grazia è superiore alla natura, e con la grazia niente è impossibile. Mai come oggi i nostri Vescovi e i nostri sacerdoti hanno bisogno di anime vittime, che siano disposte a morire per impetrare quella grazia: a La Salette, a Lourdes, a Fatima, la Madonna non ci ha chiesto di scagliare anatemi, ma di offrire sacrifici e penitenza.
       Trascriviamo la conclusione dell’articolo che nel 1983 il Reverendo Cekada pubblicò negli Stati Uniti, e che suona come l’inquietante profezia di quello che oggi sta accadendo in Europa con il lignaggio “Thuchista-Guerardiano”:
 
       
       “La cosa più grave è che questi uomini affermano di essere l’ “unica autorità legittima” della Chiesa Cattolica e che i cattolici sono “obbligati” a obbedirgli. Inoltre pretendono di escludere dalla Chiesa Cattolica tutti quei sacerdoti e laici tradizionalisti che rifiutano di riconoscere la loro “autorità” – una cosa che nessuna organizzazione tradizionale ha mai preteso.
       Facendo delle affermazioni del genere, questi “vescovi” hanno creato la loro religione, con il loro “magistero”, la loro “gerarchia episcopale” e le loro credenze. Nonostante le sue bardature è una nuova religione - e tutte le sue “consacrazioni episcopali”, le sue pompose proclamazioni e le sue tronfie rivendicazioni di “autorità canonica” non servono a renderla parte di quello che è la religione cattolica. Come minimo ci troviamo nel processo di creazione di qualcosa che diventerà sicuramente una setta scismatica.”
 
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